Le Carceri sono costituite da tre locali forse duecenteschi, intercomunicanti, scavati nella roccia che in alcuni punti si vede ancora affiorare dal pavimento, caratterizzati dalla pietra con cui sono costruite le stesse pareti e le robuste volte. Negli anni 1970, esse sono state recuperate dall'abbandono in cui giacevano da oltre un secolo. Fu in quell'occasione che si misero ke mattonelle su un pavimento che prima era di nuda terra (dopo di che hanno ospitato l'archivio Storico Comunale fin verso la fine degli anni ‘80).
Mentre è certa la funzione da cui prendono il nome per l'età pontificia, 1540-1860, è solo ipotizzabile una eventuale identica funzione nei precedenti tre secoli circa di età comunale, quando Statuti e Riformanze di Fossato parlano di persone da condurre in fortiam comunis o da custodiri in palatio, o in caso, da mettere in cippis comunis. E'
È inoltre da notare come in età pontificia si potesse finire talora in carcere anche per un innocuo gioco, come mostra l'esempio tratto dall'Archivio Storico Plebanale, del 17 luglio
Dalle carceri qualcuno riuscì a fuggire, per esempio il panicocolo (fornaio) del paese, arrestato per aver frequentato in Fossato la casa di una donna chiacchierata:... è accaduto che il carcerato Nasoni è sortito dal carcere senza sapere in qual modo, giacché la porta era chiusa ed inchiavata, riferisce il 26 settembre 1826 il caporale P.Benni al Vicario Foraneo.
FONTE:
Guida storica di Fossato di Vico di Luigi Galassi