Racconta

  • Gli Statuti di Fossato di Vico

    06/12/2016

    Il Comune di Fossato di Vico possiede gli Statuti medievali tra i più antichi dell’Umbria. L’Archivio storico comunale conserva, infatti, due copie, pergamenacea l’una e cartacea l’altra, datate tra il 1510 e il 1540, tratte dall’originale duecento – trecentesco andato perduto. Gli Statuti rappresentano la codificazione scritta di usi, consuetudini e vecchie norme tramandate e aggiornate, per l’ordinamento del vivere civile all’interno della comunità. Nella copia cartacea si può inoltre leggere che la loro pubblicazione avviene il 13 maggio 1386, in “Logia habitationis” del Vicario di Fossato, Consolo, alla presenza del Sindaco del castello, Pietro di Corradino, e di tre testimoni sempre di Fossato, Bartolomeo di Pace, Antonio di Vanni e Mascetto di Ventura. A tale proposito, Fossato, ogni anno nella seconda settimana di maggio, celebra i suoi statuti realizzando una festa medievale alla quale contribuisce magnificamente il naturale aspetto del suo centro storico. “Le Mura”, una terrazza da cui si gode un affascinante panorama, la porta d’ingresso del castello pronto ad accogliere i visitatori, “Le Rughe”, in altre parole i camminamenti coperti, stradine particolari come “Via del Forno”, e poi le chiese piccoli scrigni d’arte pittorica come “La Piaggiola”.  

    Tornando agli Statuti, essi sono costituiti da 265 rubriche e dieci riformanze o aggiornamenti, che toccano ogni aspetto dal politico – amministrativo, giudiziario, socio – territoriale, economico, religioso, a quello umano. Scorrendole si nota un’attenzione eccezionale verso l’ambiente, riguardo alla custodia dei prati e delle zone a fieno: che nessuno osi o pensi di disboscare. Chi avrà contravvenuto paghi ogni volta come pena 20 soldi di denari al Comune di Fossato, Far danno nelle selve…Che nessuno osi fare brutture nelle strade del Comune, o davanti alla casa di un altro, vicino al muro di cinta del Comune. Che nessuno osi o pensi di accendere un fuoco sui monti di Fossato, getti immondezza nelle fonti. Le spese per la calce destinata alla costruzione di fonti e ponti necessari agli uomini, erano a carico del Comune, il controllo del loro stato di conservazione spettava al Vicario e al Sindaco generale. La manutenzione delle vie gravava sugli homines dei passaggi medesimi. Un altro elemento di modernità si riscontra nella rubrica 180, dove s’individua una qualche traccia di anagrafe, infatti, si stabilisce che entro otto giorni dall’arrivo del Vicario siano scritti tutti gli uomini del distretto di Fossato come abitatori del castello stesso e che debbano abitare nel castello…

    Degne di nota e in contro tendenza ai nostri tempi moderni, sono senz’altro le rubriche dedicate alla figura del Vicario e in particolare quelle riguardanti il sindacato sul suo operato attraverso l’elezione di un Sindaco eletto dal Consiglio generale, che a sua volta nomina un notaio con funzione di giudice. …il Vicario terminato il suo ufficio, sia tenuto a restare altri tre giorni nel castello davanti a detto sindaco e qualora gli sia contestato qualche addebito, sia condannato al doppio di ciò che abbia frodato. E ancora troviamo le pene per chi beve e mangia con il Vicario.., ma tranquilli, siamo nel medioevo!!!

    In conclusione Fossato si è autogovernato con i suoi Statuti per circa tre secoli di età comunale e per altrettanti in epoca pontificia, nonostante la sottomissione allo Stato della Chiesa l’11 maggio 1540, che ne ha riconosciuto e accettato la notevole valenza storico-sociale.

    (Liberamente tratto da: Luigi Galassi, “Gli Statuti medievali di Fossato ed annesse Riformanze”, Editrice Minerva – Assisi, 2000.)